Bećarac

Il bećarac permea la vita e i costumi della Slavonia, in particolare di Pleternica, che faceva parte delle terre di confine. Si nasceva, viveva e moriva al canto del bećarac.

Il bećarac è un genere musicale simile allo stornello in cui, su uno schema musicale definito e tante varianti, si cantano versi in decasillabi di vario contenuto (erotico, satirico o d'amore). Elogiando la personalità e la bellezza, ci si sfida a superarsi tra due o più contendenti. La seconda strofa è solitamente un'antitesi umoristica alla prima. In passato, il bećarac era accompagnato da cornamuse, tamburice e tambure, ambedue strumenti a corda della tradizione popolare. Nacque nel periodo della soppressione dei c.d. Confini militari, con la partenza dei Turchi. Già M.A. Relković inserì alcuni canti simili al bećarac nella sua satira. Oggi i bećari non ci sono più, ma il bećarac è vivo più che mai.

La parola bećar trae le sue radici dalla parola turca “bekar”, che, liberamente tradotta, non significherebbe altro che giovane celibe, scapolo, beone e gaudente, con la fissa per l’alcol e le donne. Al bećar non piaceva lavorare, era scapolo, e corteggiava sia le ragazze da marito, sia le donne già maritate. Il fatto che nel novembre del 2011 sia stato posto sotto l’egida dell’UNESCO come bene del patrimonio culturale immateriale, ci fa capire quanto il bećarac sia unico nel suo genere.

Nella zona di Pleternica, il bećarac permea ogni segmento della tradizione degli Šokci (i croati di fede cattolica autoctoni della Slavonia, della Barania e della Bačka), abitanti delle terre di confine. È meno noto, invece, che proprio Pleternica portò il bećarac prima nella monarchia austro-ungarica e poi, dopo la seconda guerra mondiale, nel continente americano.

Fridrich Salamon Kraus, etnologo, folclorista, filologo e sessuologo, di cui si sa molto poco nella Regione di Požega, visse con la sua famiglia a Pleternica e poi a Požega. Kraus completò gli studi di filologia classica e storia, conseguendo poi il dottorato all'Università di Vienna. Ispirato dalle storie di canti, costumi e fiabe che sua madre era solita raccontargli quand’era piccolo, servendosi di alcuni manoscritti e con l'aiuto di alcuni collaboratori, Kraus pubblicò il primo libro a carattere etnologico intitolato “Leggende e fiabe degli slavi meridionali”, dove cita Pleternica e Drenovac. È stato proprio questo libro a spingere il comitato etnografico della Società austro-ungarica di Vienna a commissionare a Kraus una ricerca di un anno che avesse come oggetto di studio i costumi e la cultura delle terre e dei popoli ai margini dell’impero.

Kraus pubblicò i risultati delle sue ricerche nell'opera “Vita e costumi degli slavi meridionali”. Con quel libro, Kraus ha avvicinato il mondo mistico ed esotico degli slavi meridionali alla civiltà occidentale. Kraus fu un pioniere nel sottolineare l'importanza del bećarac della Slavonia (ne possedeva una raccolta con oltre 2.000 canti), non immaginando neanche lontanamente che un giorno sarebbe stato oggetto di tutela da parte dell'UNESCO. Kraus arrivò al punto di paragonare questa tradizione con le vette raggiunte dalla cultura greca. Alla fine del XIX secolo Kraus si occupò del patrimonio folcloristico della Slavonia e diresse la prima rivista di folklore “Na praizvoru”. Avviò anche la pubblicazione di un annuario (“Kryptodia”, trad. Nascosto). Si tratta di pubblicazioni che fanno il punto sulla produzione folcloristica a carattere erotico, ed in cui si menziona proprio il bećarac (settimo numero del 1901).

È interessante notare che oltre 100 bećarci provengono dalla zona di Pleternica, e che la rivista poteva essere acquistata persino a Parigi. Kraus era amico di Sigmund Freud, con il quale collaborò al progetto “Origine dell’uomo”. Dopo la morte del padre, suo figlio William emigrò in America come professore, portando con sé il ricco materiale etnologico raccolto da suo padre, che donerà all'Università UCLA, dove c'è tutt’oggi tanto materiale inedito proveniente dalla regione di Pleternica e Požega. Gli americani hanno scritto una monografia in onore di Kraus, i tedeschi una bibliografia, mentre noi lo stiamo riscoprendo solo ora.

Le nuove vesti della città si rispecchiano nella singolare Piazza bećarac, che celebra il patrimonio culturale immateriale locale, protetto e amorevolmente preservato dall'UNESCO. Piazza bećarac (Trg bećarca) sta gradualmente diventando il nuovo centro della città, l’incipit di ogni avventura turistica e la fine di ogni tour. A tutto ciò va ad aggiungersi un negozio di souvenir che presto aprirà le sue porte proprio su Piazza bećarac.

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